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L’origine della creatività? Ce lo svelano i musicisti jazz

    Se ci fosse un premio per il “neuromito” più ricorrente e poco veritiero di tutti i tempi, vincerebbe di sicuro la teoria errata secondo la quale la creatività è presente solo nel cosiddetto “cervello di destra”. Negli ultimi anni, innumerevoli studi hanno infatti sfatato il mito secondo cui il pensiero creativo ha origine solo nell’emisfero cerebrale destro.

    Tuttavia, un vasto numero di persone continua ancora ad attribuire erroneamente la creatività esclusivamente al “cervello di destra” mentre il pensiero analitico a quello di sinistra. Troppo spesso, gli studenti e coloro che somministrano i test sono incoraggiati a classificarsi o come “dominati” dall’emisfero cerebrale sinistro o invece “governati” da quello di destra.

    Una nuova ricerca sul Neuroimaging, o imaging cerebrale (Rosen et al., 2020) della Drexel University fa luce su come entrambi gli emisferi, sinistro e destro, possono svolgere un ruolo importante nel processo creativo. I risultati sono stato pubblicati sulla rivista NeuroImage, nel numero di giugno del 2020.

    David Rosen, co-fondatore e direttore operativo di una startup sulla tecnologia applicata alla musica, chiamata Secret Chord Laboratories, è il primo autore di questo studio. John Kounios, professore di psicologia e scienze cognitive al College of Arts and Sciences di Drexel, è invece l’autore senior. Per questo studio, Rosen e Kounios hanno collaborato con i colleghi del Creativity Research Lab di Drexel analizzando il cervello dei musicisti jazz sia di quelli esperti che di quelli alle prime armi, durante l’improvvisazione tramite l’utilizzo del Neuroimaging SPM-EEG.

    L’obiettivo della ricerca era quello di distinguere tra la cognizione creativa e l’elaborazione esecutiva nei diversi emisferi cerebrali, durante l’improvvisazione jazz.
    In particolare, i ricercatori hanno scoperto che i musicisti alle prime armi, quindi con poca esperienza, si affidavano maggiormente all’emisfero destro per il processo creativo, mentre i jazzisti più “esperti” mostravano una maggiore attività neurale nell’emisfero sinistro durante l’improvvisazione.

    “Se per definire la creatività viene valutata la qualità di un prodotto come, ad esempio, una canzone, un’invenzione, una poesia o un dipinto, l’emisfero sinistro gioca un ruolo chiave. Tuttavia, se la creatività è intesa come la capacità di una persona di affrontare situazioni nuove e non familiari, come nel caso dei jazzisti alle prese con le prime improvvisazioni, l’emisfero destro gioca il ruolo principale”. Queste le parole di Kounios in un recente comunicato stampa.

    Va però ribadito che l’ipotesi di Kounios è speculativa e che sono quindi necessarie ulteriori ricerche. In questo studio, gli autori non hanno voluto nascondere neppure alcuni limiti importanti, insieme a precise raccomandazioni per le ricerche future.

    Oltre alle prove empiriche raccolte, basate sulle neuroscienze, gli autori hanno anche rivelato alcuni esempi aneddotici di come alcuni jazzisti famosi si siano avvicinati all’improvvisazione, alla creatività e al controllo esecutivo: “Come ebbe modo di dire il leggendario trombettista jazz Miles Davis, “Suonerò e ti dirò di cosa si tratta” (Szwed, 2012). Il sassofonista jazz Charlie Parker invece dichiarò: “Devi imparare il tuo strumento. Poi, ti eserciti, ti eserciti, ti eserciti. E poi, quando finalmente sali sul palco con l’orchestra, dimentica tutto e piangi” (Pugatch, 2006, p. 73).

    Queste frasi pronunciate dai grandi della musica jazz supportano l’idea che attraverso una formazione rigorosa, i musicisti possono imparare a inibire o ad allentare i processi di controllo esecutivo e improvvisare sulla base di processi inconsci e associativi. Ciò libera l’esecutore dal pensare consapevolmente agli aspetti globali della sua performance, alle priorità armoniche e melodiche e allo sviluppo del brano basandosi sul materiale precedentemente suonato (Johnson-Laird, 2002; Norgaard, 2011). I musicisti professionisti necessitano indubbiamente di un certo grado di controllo esecutivo; tuttavia, la funzione di questo controllo sembra differire tra musicisti di maggiore e minore esperienza (Rosen et al., 2017).

    Quale ruolo giocano l’emisfero sinistro e quello destro nel costrutto del Flow o Esperienza Ottimale durante il processo creativo?

    Oltre all’elaborazione cognitiva e al controllo esecutivo, Rosen et al. hanno esaminato il costrutto psicologico del “Flusso” (Csikszentmihalyi, 1990) come misura dell’esperienza fenomenologica soggettiva dei musicisti durante l’improvvisazione. Questa la loro spiegazione:
    L’aumento dei livelli di “Flusso”, come riportato dai musicisti in seguito all’improvvisazione, causa anche un incremento del valore artistico dell’improvvisazione stessa. Ciò suggerisce l’esistenza di un collegamento tra il pregio artistico percepito e l’esperienza fenomenologica relativa al raggiungimento dello stato di “Flusso” durante l’improvvisazione jazz. Ciò risulta essere in linea con i modelli teorici relativi all’improvvisazione jazz secondo i quali un individuo si esibisce ai massimi livelli quando entra in uno stato di “Flusso” (McPherson e Limb, 2013). I predittori psicologici sulla qualità dell’improvvisazione includono una esperienza fenomenologica di “Flusso” più intensa e il jazz come genere musicale primario dell’esecutore.

    Nonostante questa parentesi sul “Flusso”, gli autori della ricerca hanno preferito “rimandare la discussione sul “Flusso” e sul genere musicale primario”. Aggiungendo: “La presente discussione si concentra sulla relazione tra la qualità dell’improvvisazione e l’attività cerebrale mediata dall’esperienza”.

    Gli autori riassumono così uno degli aspetti più interessanti della loro ricerca: “Man mano che i musicisti acquisiscono esperienza attraverso performance dal vivo, automatizzano i processi chiave coinvolti nell’improvvisazione, determinando uno spostamento dell’attività dall’emisfero destro a quello sinistro. Secondo questo punto di vista quindi, esistono due tipologie di elaborazione creativa: una per situazioni relativamente nuove e una che applica routine ben apprese a situazioni familiari”.

    I ricercatori sono concordi nell’affermare che potrebbe esistere un duplice processo creativo durante l’improvvisazione jazz, associato a differenze tra l’attività emisferica destra e quella sinistra in base al livello di esperienza di un musicista. Contrariamente a quanto finora creduto, le ultime ricerche suggeriscono che il cervello sinistro e quello destro possono svolgere entrambi un ruolo significativo nella creatività e quindi nel processo creativo.