Charles Gounod improvvisò una melodia sulle note del Preludio n.1 in do maggiore dal Clavicembalo Ben Temperato di Bach. Il futuro suocero Pierre-Joseph-Guillaume Zimmermann trascrisse l’improvvisazione, e ne nacque un brano per violino (o violoncello) e pianoforte (1853). Nello stesso anno vi fu aggiunto il testo di “Le Livre de la Vie” (Alphonse de Lamartine). Nel 1859 Jacques-Leopold Heugel pubblicò una versione utilizzando il testo latino dell’Ave Maria. Nacque così la famosa Ave Maria di Gounod.
Oggi l’Ave Maria di Bach / Gounod rientra a pieno titolo tra le Ave Maria più note di tutti i tempi, al fianco dell’intramontabile Ave Maria di Schubert e della sempre più conosciuta Ave Maria di Caccini. Le versioni dell’idea di Gounod non si contano ormai più: esistono spartiti per quartetto d’archi, per voce e pianoforte, per violino e chitarra, per ensemble di ottoni. I cantanti più famosi si sono confrontati con questo brano di musica classica, non ultimi il compianto Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli.
AVE MARIA, Gounod
Spartito gratis per pianoforte
Compositore: Charles Gounod
Arrangiatore: GC
Organico: Pianoforte
Genere: Musica Classica
Il Preludio n.1 di Bach è già di per se piuttosto impegnativo per un allievo di scuola media ad indirizzo musicale di livello medio. Pensare di sovrapporre una melodia significherebbe affidare alla sinistra l’intero preludio, e alla destra la conduzione del tema. Questo ovviamente non è proponibile. Le strade per l’Ave Maria di Gounod al pianoforte sono allora due: o l’estrema semplificazione della sinistra, rinunciando al moto perpetuo del preludio, o la condivisione delle responsabilità tra le due mani. Si è scelta la seconda via.
L’impegno maggiore, e al contempo l’esercizio didattico più impegnativo, è della mano sinistra. Si può notare già ad un primo colpo d’occhio che, dopo l’introduzione (pressocchè identica all’originale), la scrittura si infittisce a sinistra e si dirada a destra. Lo spartito è così configurato per l’intera sua durata (o quasi): la sinistra si incarica di eseguire quasi interamente gli accordi arpeggiati, e la destra contribuisce a completarli, mentre intona le note del canto.
Per rendere l’esecuzione della sinistra più facile, si è provato a non modificare mai la posizione della mano all’interno della battuta, in modo da limitare gli spostamenti solo a quelli richiesti dai frequenti cambi di armonia. La destra è invece più impegnativa sotto l’aspetto del tocco pianistico: dovranno distinguersi chiaramente le note del tema da quelle dall’accompagnamento.