C’è un canto, tra quelli tradizionali natalizi, che non riesce proprio a non risultare inquietante. Si tratta di Carol of the Bells. Per quanto gli arrangiamenti (sull’ordine delle migliaia) possano essere diversificati, dei campanelli prospettati nel titolo non si riesce proprio a trovarne traccia in musica. In alcune registrazioni i campanelli vengono sovrapposti al canto senza pretese onomatopeiche, ma con la riproduzione esatta e realistica di campanelli veri. E anche in quel caso l’atmosfera non riesce a rasserenarsi.
Il motivetto, infatti, non è affatto natalizio. Si tratta di un antico canto popolare ucraino, messo su carta da Mykola Leontovych agli inizi del 1900, in varie versioni per vari organici. Il canto rimase nell’anonimato, fino a quando, una ventina d’anni dopo, Peter Wilhousky pubblicò uno spartito comprendente l’orchestrazione dell’antico canto, ed un testo natalizio giustapposto e metricamente attinente. Wilhousky si attribuì una paternità che non gli apparteneva, ma la fama di Carol of the Bells è indubitabilmente opera sua.
CAROL OF THE BELLS
canto natalizio
Spartito gratis per pianoforte
Compositore: Mykola Leontovyc
Arrangiatore: GC
Organico: Pianoforte
Genere: Canti Natalizi
L’introduzione a questo arrangiamento per pianoforte di Carol of the Bells avviene nel più classico dei modi: l’enunciazione dell’ostinato che è alla base dell’intero brano. Una esposizione che dalla quinta battuta si arricchisce prima di una linea discendente, e poi di una seconda che si sovrappone alla prima. Il leggero accrescimento sonoro che ne deriva sfocia in otto battute nelle quali la cellula comincia a subire una contaminazione di crome a destra, per effetto dell’accompagnamento più fitto della sinistra.
Siamo sicuramente alla parte meno facile dello spartito, non proibitiva, però. A sinistra, infatti, il movimento delle dita può facilmente essere meccanizzato se si pensa ad ondate di articolazione ascendenti verso il pollice (diteggiatura 4 2 1), e al salto in basso verso la successiva “terzina”. La tensione creata non prelude ad un ulteriore infittirsi della scrittura, ma atterra ed esplode sul re minore con un’ottava in una zona molto bassa del pianoforte, che si ripropone tre volte, in risalita.
Nell’ultima parte di questo Carol of the Bells, l’ultimo disegno della composizione, la scaletta di crome ascendente, viene provata più volte, prima di trovare la via di fuga finale con un ulteriore conferma del re minore, ed un’eco lontana della cellula iniziale.