Secondo Ennio Morricone, Per un Pugno di Dollari è stato il peggior film di Sergio Leone, e tra le peggiori colonne sonore da lui composte. Uno strano biglietto da visita, per quanto postumo. Le cose tra Sergio Leone ed Ennio Morricone, in effetti, non cominciarono nel migliore dei modi. Il regista e il compositore si scontrarono inizialmente proprio sul tema principale del film. Sergio Leone fece le sue richieste. Morricone le rifiutò senza appello, e fece le sue controproposte.
La spuntò il musicista: trasformò una sua vecchia ninna nanna e ne nacque uno spartito per tromba “melismatica” di straordinario impatto, per le scene che Leone riteneva più importanti nel film. A lavoro finito, Leone chiese un ulteriore sforzo a Morricone, chiedendogli di comporre una musica che potesse aprire il film. Il compositore romano pensò ad un suo vecchio brano folk: sostituì il canto con una melodia fischiata. Altra pensata di successo. Non male per il peggior film di Leone, e la peggiore colonna sonora di Ennio Morricone.
PER UN PUGNO DI DOLLARI, di Ennio Morricone
Spartito per pianoforte
Compositore: Ennio Morricone
Arrangiatore: GC
Organico: Pianoforte
Genere: Colonne Sonore
Questo arrangiamento per pianoforte prende spunto dal brano più famoso della colonna sonora di “Per un pugno di dollari”, quello che ha nella tromba un’assoluta protagonista. L’originale presenta tre livelli principali: la linea melodica della tromba, la linea mediana della battuta introduttiva (che permane per tutto il brano), e tutto quanto concorre a creare le armonie (dalle voci agli archi agli ottoni). I tre livelli vengono mantenuti anche in questo spartito per pianoforte.
Le volatine della mano destra vengono semplificate diminuendo il numero delle note (con disegni meno fitti). Viene anche reso più agevole il rapporto tra destra e sinistra, rendendo le due mani omoritmiche lì dove avrebbero dovuto scontrarsi gruppi regolari e irregolari. La sinistra va incontro a progressiva intensificazione sia nei ritmi che nella densità degli accordi, prima di svuotarsi improvvisamente e tornare alla forma scarna di inizio spartito.
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