Chi conosce bene Glenn Gould si domanderà: che fine ha fatto la sua sedia?
Chi non lo conosce si chiederà: a chi diavolo può importare di una sedia?
Immaginate un uomo aggrappato ai tasti del pianoforte, come agli argini di un burrone. O come un bambino che si affaccia in punta di piedi al davanzale di una finestra.
Questo era Glenn Gould, quando suonava sulla sua inseparabile sedia.
Più che uno sgabello, un inginocchiatoio: così basso che il volto sfiorava le mani in una specie di preghiera intraducibile.
Immagine perfetta di una musica tra le più alte e spirituali che l’udito possa incontrare.
Non solo una sedia, la sua, ma un vero e proprio “strumento musicale”, che il nostro genio ipocondriaco teneva da conto ancor più dei suoi pianoforti, ancor più della musica che interpretava.
Per lui era tutto: la sua tecnica pianistica, il suo ideale anatomico, la sua psicopatologia e filosofia musicale.
A guardarlo bene, questo oggetto sacro non lascia intravedere niente della sua importanza.
Si tratta di una rudimentale sedia pieghevole, progettata dal padre di Glenn, tenendo presente le tavole della legge scritte dal figlio:
-che la seduta fosse distante appena 35 cm dal pavimento (record di bassezza rispetto a qualsiasi altro pianista);
-che la sedia fosse regolabile a seconda delle esigenze di esecuzione;
-che non fosse inclinata all’indietro come tutte le altre sedie, ma ad angolo retto, per frenare ogni tentazione di indietreggiamento;
-che fosse maneggevole e facilmente trasportabile da un concerto all’altro.
Non essendo presente sul mercato un oggetto simile, il buon padre, improvvisato Geppetto, tranciò di 10 cm le gambe di una sedia, e vi avvitò dei martinetti regolabili, in modo che il figlio potesse adattare l’altezza della seduta ai diversi registri: più bassa per Bach, più alta per i romantici.
Ma non è finita qui! In realtà 35 cm era la distanza limite dal pavimento, oltre la quale le ginocchia di Gould sarebbero arrivate a coprirgli la faccia. Ma non bastava ancora a distanziare sufficientemente i suoi gomiti dalla tastiera.
La soluzione che il Maestro trovò fu semplicissima: mettere i tacchi al pianoforte! Fece aggiungere dei blocchetti di legno sotto le quattro gambe, a mo’ di rialzo.
E la strana creatura musicale, formata da sgabello, uomo e strumento, era completa.
Tecnicamente, il potere artistico della sedia di Glenn Gould, trova spiegazione nella posizione a cui costringe la mano: una seduta così bassa rispetto alla tastiera, porta il palmo della mano ad assumere una posizione quasi verticale.
Ed è questa la sua vera forza esecutiva: una forza distribuita sulle sole dita.
Provate a sollevare dei pesi da palestra, usando unicamente le dita e tenendo il palmo della mano verticale. Lo sforzo muscolare sarà senz’altro minore rispetto a quando sollevate gli stessi pesi con il palmo della mano in posizione orizzontale, coinvolgendo così anche i muscoli del braccio e delle spalle.
Nelle dita si concentra una potenza tale da diventare quasi magnetica.
Altro vantaggio della posizione verticale del palmo è il maggiore controllo dei tasti, dovuto al fatto che le dita toccano la tastiera con tutta la loro lunghezza. La posizione orizzontale del palmo, invece, costringe la mano ad assumere quella classica posizione arcuata, dove a toccare i tasti non è l’intero dito, ma solo il polpastrello.
Naturalmente tutto questo non basta a spiegare il prodigio della musica di Gould, che resta fra i misteri della fede non ancora svelati.
Ma chi volesse vivere la suggestione della leggenda, può sempre rannicchiarsi sulla riproduzione della sedia di Gould, messa in vendita da Cazzaro SpA, alla cifra astronomica di € 990 (molto meglio armarsi di una buona sega a telaio e sacrificare una sedia pieghevole della cucina).
Ritornando alla domanda iniziale, suggeriamo di investire meglio i propri risparmi, in un viaggio indimenticabile nella storia della musica, destinazione Canada. Qui potrete toccare con occhi l’autentica sedia di Glenn Gould, custodita nel dipartimento musicale della biblioteca di Ottawa.